Era contaminata la cava in Sardegna che per anni ha servito le fabbriche nel Lazio e in Emilia.
Sembra impossibile ma purtroppo è cosi, come riportato da Il Fatto Quotidiano nel 2015 un ispettore della Asl di Viterbo trova tracce di amianto nell’azienda “Mineral Industry” di Gallese, nel distretto di Civita Castellana, dove si produce il 70% delle ceramiche sanitarie italiane (lavabo, water, piatti doccia e bidet) e un bel pezzo anche di quelle da rivestimento (piastrelle).
Le analisi della Asl e del Politecnico di Torino confermano che nell’impasto con cui si produce la ceramica che poi finisce nelle case di migliaia di Italiani c’è la tremolite, un tipo di amianto tra i più pericolosi per la salute e in quantità assai superiori ai limiti di legge.
L’amianto è stato trovato in un quinto delle aziende del distretto e la percentuale di prodotti venduti sia in Italia che all’estero è abbastanza alta. Ma non è finita qui, il governo ha rivelato che gli accertamenti in corso hanno riscontrato ulteriori indizi che coinvolgono altre aziende sul territorio nazionale impegnate nel settore, il che significa che la ceramica all’amianto è finita anche nel distretto di Sassuolo, il più importante d’Italia.
L’impasto contaminato arrivava da una cava di Cuccuru Mannu, nel comune di Orani, che aveva una capacità estrattiva di 73mila tonnellate di feldspato di sodio l’anno per un prezzo indicativo di 30 euro a tonnellata (metà di quello cinese e un terzo di quello indiano).
Ricordato che l’amianto è pericoloso solo se disperso e inalato, bisogna rispondere a un altra domanda:chi sono le potenziali vittime di questa vicenda,chi è stato messo a rischio? Intanto, ovviamente, chiunque abbia partecipato al processo produttivo senza le informazioni necessarie e i relativi strumenti di sicurezza: dall’estrazione al trasporto a chi preparava l’impasto matrice fino agli operai delle aziende di ceramica. Una volta finito, il prodotto non è pericoloso se non si rompe o scheggia anche se contiene tremolite: il problema è che nella fase di installazione, specialmente di rivestimenti, la ceramica viene tagliata a misura e le particelle pericolose finiscono nell’aria.
Per ultimo c’è il tema dello smaltimento. Un lavabo in ceramica finisce in normali discariche per quel materiale, ma se contiene amianto andrebbe trattato come rifiuto speciale, mettendo in sicurezza il terreno e le falde acquifere.
Finora magistrati e autorità coinvolte non sembrano interessati a tracciare tutti i prodotti a rischio venduti in questi anni, eppure che l’amianto sia pericoloso lo dice la legge e la Costituzione aggiunge che la tutela della salute dei cittadini è un dovere della Repubblica.